Confcommercio stima che 270 mila imprese italiane del commercio e servizi rischiano la chiusura definitiva se l’economia non migliora presto. Si tratta dei risultati della stima dell’Ufficio Studi Confcommercio sul rischio chiusura delle imprese del terziario di mercato ed è stata prudente. Purtroppo infatti, le aziende che potrebbero chiudere nei prossimi mesi potrebbero essere assai di più, e ci sono molte ragioni perché accada. Vediamo nel dettaglio i numeri e le stime Confcommercio Imprese per l’Italia sulla situazione attuale e futura delle aziende italiane d’ora in poi.
Confcommercio, 270 mila imprese italiane a rischio chiusura
Almeno 270 mila imprese italiane sono a rischio chiusura, è quanto si evince dalla stima di Confcommercio-Imprese per l’Italia. Si tratta persino di “una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata; perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown“.
Il Governo forse non sa fare “2+2” ma è chiaro che un’azienda non può avere profitto pari a € 0,00 e costi fissi come se nulla fosse accaduto. Le aziende italiane, specifica Confcommercio-Imprese per l’Italia, sono tutte a rischio perché l’economia dei vari settori è strettamente connessa.
Cosa fare per scongiurare la chiusura di 270 mila imprese italiane
Le imprese italiane sono nel mirino, ma cosa si può fare per scongiurare la chiusura di 270 mila aziende? Secondo i dati della Stima di Confcommercio bisognerebbe che le condizioni economiche del Belpaese ritornino presto alla normalità e oltre, con una piena riapertura entro il mese di ottobre.
Dunque, se entro ottobre 2020 le aziende italiane non saranno ancora a pieno regime, dobbiamo davvero aspettarci un inverno da dimenticare. Se consideriamo che con ogni impresa lavorano almeno 5 persone, si tratta di un disastro economico che vedrebbe 1,350,000 disoccupati in più in tutta l’Italia. E ricordiamoci che si tratta di una “stima prudenziale”.
Stima di Confcommercio sulle imprese italiane a rischio
“Su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio al dettaglio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi quasi il 10% è, dunque, soggetto ad una potenziale chiusura definitiva.” Spiega l’Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l’Italia.
Quali sono i settori più colpiti dagli effetti economici del Coronavirus? “I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese).” In altre parole siamo fregati.
“Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività”. Ovviamente, le piccole attività sono quelle che rischiano di più.
Le stime elaborate incorporano un rischio di mortalità delle imprese “superiore al normale – conclude l’Ufficio Studi Confcommercio – per tener conto del deterioramento del contesto economico, degli effetti della sospensione più o meno prolungata dell’attività, della maggiore presenza di ditte individuali all’interno di ciascun settore e del crollo dei consumi delle famiglie”.
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