SEDOTTA E ABBANDONATA

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Agnese, una ragazza di sedici anni, è stata sedotta dal fidanzato della sorella Matilde. Il padre di Agnese sta insistendo affinché i due si sposino per riparare al danno causato, tuttavia il seduttore si sta sottraendo alle proprie responsabilità. La situazione è complessa e richiede un approccio oculato per giungere a una soluzione equa per tutti i membri della famiglia coinvolti. La giovane Agnese si è trovata coinvolta in una situazione delicata, in cui l’amore e il tradimento si intrecciano creando un intrico di emozioni. Il padre, desideroso di preservare l’onore della sua famiglia, ritiene che il matrimonio tra Agnese e il seduttore sia l’unico modo per sanare la ferita causata. Tuttavia, il responsabile dell’accaduto sembra non voler assumersi la responsabilità delle proprie azioni. In questa intricata vicenda familiare, è necessario trovare un compromesso che tuteli gli interessi di tutti i membri coinvolti, cercando una soluzione che rispetti la volontà di Agnese e che ponga rimedio alla situazione creatasi.

Sedotta e abbandonata è un film del 1964, diretto da Pietro Germi, con Stefania Sandrelli e Saro Urzì. Durata 115 minuti. Distribuito da PARAMOUNT – RICORDI VIDEO, VIVIVIDEO, PANARECORD, GRUPPO EDITORIALE BRAMANTE.

TRAMA DEL FILM SEDOTTA E ABBANDONATA

Sedotta e abbandonata 1964

Il film Sedotta e abbandonata rappresenta un capolavoro della commedia italiana degli anni ’60, diretto dal celebre regista Pietro Germi. La trama ruota attorno a Agnese, una giovane sedicenne che viene sedotta dal suo futuro cognato e costretta a sposarlo per riparare all’onore della famiglia. Nonostante la sua forte opposizione e la minaccia di rinchiudersi in convento, la famiglia la costringe a unirsi in matrimonio, dando vita a una serie di situazioni comiche e surreali. Il contesto in cui si svolge la storia è la Sicilia, e il film si distingue per la sua satira sociale e la critica dei costumi antiquati dell’epoca nella società italiana.

La pellicola ha ottenuto un enorme successo sia di pubblico che di critica, grazie alla straordinaria bravura del cast che include Saro Urzi, Stefania Sandrelli e Aldo Puglisi. Il film ha ricevuto numerosi premi, tra cui il premio della giuria al Festival di Cannes nel 1964 e il Nastro d’Argento per la migliore sceneggiatura. La storia di Agnese, che lotta per la sua libertà e dignità in una società maschilista e ipocrita, ha toccato il cuore del pubblico di tutto il mondo, diventando uno dei film più rappresentativi della cultura italiana.

“Sedotta e abbandonata” è un’opera fondamentale del cinema italiano degli anni ’60, che ha saputo narrare con ironia e acume la complessa realtà sociale e culturale dell’epoca. Il film ha reso immortale il personaggio di Agnese, interpretato con straordinaria maestria da Stefania Sandrelli, e ha contribuito a rendere celebre il regista Pietro Germi, uno dei talenti più grandi del cinema italiano del Novecento. Si tratta di una pellicola che merita di essere vista e rivista, in grado di regalare emozioni e suscitare riflessioni ancora attuali sulla condizione delle donne nella società italiana e nel mondo intero.

La trama di “Sedotta e abbandonata” si sviluppa in un pomeriggio torrido nella Sicilia di Sciacca, dove i membri della famiglia Ascalone dormono, ignari degli istinti sessuali di Peppino Califano, uno studente di legge che è promesso sposo di Matilde. Peppino nutre un desiderio incontrollabile per Agnese, la sorella di Matilde, che segretamente è innamorata di lui. Nonostante il loro rapporto sessuale rimanga segreto, Agnese inizia a manifestare comportamenti insoliti nei giorni successivi, insospettendo i suoi familiari. I genitori, preoccupati, decidono di farle fare un test di gravidanza che, purtroppo, risulta positivo.

Per il padre, Vincenzo Ascalone, custode intransigente dell’onore della famiglia, è un vero dramma. Si scatena come una tempesta contro Peppino e i suoi genitori, costringendoli a mantenere il silenzio e a far sposare il figlio con Agnese, che viene considerata una ragazza disonorevole. Vincenzo obbliga Peppino a scrivere una lettera di rinuncia alla promessa di matrimonio con Matilde, ignara di tutto. Subito dopo, don Vincenzo crea una versione “ufficiale” per gli amici e i conoscenti: sostiene che è stata Matilde a rifiutare Peppino. Per confermare questa versione, trova un nuovo fidanzato per la figlia: il barone Rizieri, un giovane nobile ma senza mezzi. Ora l’obiettivo è convincere Peppino ad accettare Agnese come moglie. Tuttavia, Peppino rifiuta categoricamente di sposare una donna non vergine e che si è rivelata, pur cedendo alla sua stessa seduzione, una “poco di buono”. Per sfuggire alle minacce di don Vincenzo, Peppino si rifugia da uno zio prete.

Nel frattempo, Rizieri diventa il fidanzato di Matilde. In un pomeriggio, i paesani possono osservare tutta la famiglia Ascalone passeggiare insieme: don Vincenzo e sua moglie, Matilde aggrappata al braccio di Rizieri e gli altri figli che seguono dietro. Don Vincenzo, che ha pagato per migliorare il sorriso del barone tramite cure dentali, viene a conoscenza dal suo “amico” del nascondiglio di Peppino e manda il suo unico figlio maschio, Antonio, ad ucciderlo. Tuttavia, Antonio non ha intenzione di diventare un assassino e, nel giorno della partenza, rivela ad Agnese la sua missione, sperando nella sua comprensione. La ragazza corre dai Carabinieri per denunciare il piano, e così viene sventato. Nel paese, don Vincenzo fatica sempre di più a spiegare agli amici e ai conoscenti ciò che sta accadendo tra la sua famiglia e quella di Peppino Califano. Dopo il fallito tentativo di omicidio d’onore, gli Ascalone diventano il principale oggetto delle discussioni in città.

Ma la verità viene a galla con l’accusa di Antonio di tentato omicidio ai danni di Peppino e la denuncia di Agnese. I due vengono convocati dal pretore, dove negano i fatti affermando che si trattava solo di uno scherzo. Tuttavia, il pretore non crede alla loro versione e chiede ad Agnese se è vero che ha perso la verginità con Peppino. Peppino nega che Agnese fosse vergine e rivela che è stato lui a essere sedotto. Il pretore non crede alla versione di Peppino e procede con l’accusa di violenza su minori, accusando anche Antonio di minacce armate.

In quel momento, Don Vincenzo decide di far sembrare l’accaduto come una scelta della sua famiglia di rifiutare il matrimonio tra Agnese e Peppino, sostenendo che è un’espressione dell’indipendenza di sua figlia, libera di scegliere chi vuole. In realtà, per evitare il carcere, costringe Peppino a organizzare con gli amici un falso rapimento di Agnese per poi sposarla. Secondo il codice penale dell’epoca, il matrimonio avrebbe cancellato il reato di violenza carnale. Tutti si presentano davanti al pretore per comunicargli la conclusione felice della vicenda. Tuttavia, le cose non vanno come previsto: quando il pretore chiede conferma ad Agnese, la ragazza rifiuta di accettare il matrimonio riparatore con Peppino.

Mentre gli Ascalone tornano a casa dopo l’udienza, i paesani li deridono con ferocia. È troppo per don Vincenzo, che viene colpito da un collasso. Costretto a letto, riesce a convincere Agnese a sposare Peppino. Nel frattempo, si sta celebrando il matrimonio e Matilde sta pronunciando i voti per diventare suora, quando il capofamiglia muore di nascosto per non far rimandare le nozze, sacrificando la sua vita sull’altare dell’onore.

Agnese, una giovane studentessa di sedici anni, subisce una violenza da parte del promesso sposo di sua sorella Matilde. Quando il padre si accorge dell’accaduto, cerca di imporre un matrimonio riparatore al seduttore. Tuttavia, quest’ultimo rifiuta perché disprezza la ragazza ritenendola troppo sottomessa. Solo con la minaccia di una denuncia e la prospettiva della morte, l’uomo accetta il matrimonio. Viene architettato un falso rapimento come pretesto per celebrare le nozze di fronte a tutti, ma Agnese si ribella con forza. Nonostante ciò, il padre riesce a superare ogni opposizione in nome dell’onore familiare e conduce i due giovani all’altare. Alla fine, muore soddisfatto il giorno delle nozze, mentre Matilde decide di rinchiudersi in convento.

“Sedotta e abbandonata” è un film che affronta con coraggio tematiche complesse e delicate, come la violenza sulle donne e i tradizionali concetti di onore familiare. Il regista Pietro Germi, con la sua maestria e la sua abilità narrativa, è riuscito a creare un capolavoro che ha lasciato un’impronta duratura nella storia del cinema italiano. Questo film rappresenta una testimonianza della società dell’epoca, evidenziando le ingiustizie e le contraddizioni che ancora oggi affliggono molte donne. “Sedotta e abbandonata” è un’opera imperdibile per coloro che desiderano esplorare il cinema italiano e riflettere sulle tematiche sociali che ancora ci riguardano.

  • Titolo Originale: Sedotta e abbandonata
  • Genere: Commedia
  • Durata: 1h 55m
  • Anno: 1964
  • Paese: Italia
  • Regia: Pietro Germi
  • Cast: Saro Urzi, Stefania Sandrelli, Aldo Puglisi

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