Il Movimento delle Sardine entra in politica? Lettera a Repubblica
Il movimento delle sardine è destinato a diventare presto un partito politico? Per i profeti della “buona politica” le Sardine sono destinate solo a restare nelle piazze dove sono nate. I quattro fondatori del movimento delle sardine spiegano in una lettera a La Repubblica cosa vuol dire per loro entrare in politica.
Movimento delle Sardine e Politica: Lettera a Repubblica
Il movimento delle sardine e la politica. “La pentola era pronta per scoppiare, le sardine le hanno permesso semplicemente di fischiare. L’Italia è nel mezzo di una rivolta popolare pacifica che non ha precedenti negli ultimi decenni. Chi cercherà di osteggiarla sentirà solo più acuto il fischio, chi tenterà di cavalcarla rimarrà deluso”. In queste poche righe il riassunto di quello che è il concetto delle sardine con la politica; il movimento di sardine serve a protestare, non diventerà un partito, non può.
I quattro fondatori delle Sardine – Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Mattia Santori e Giulia Trappoloni – in una lettera a Repubblica specificano ogni dettaglio a riguardo.
“La forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio a ciò che è stato e che potrebbe essere. E non perché i partiti siano sbagliati, ma perché veniamo da una pentola e non è lì che vogliamo tornare.”
Queste sono solo alcune delle parole citate dalla lettera a Repubblica.
Il movimento delle 6000 Sardine resta in piazza
Il movimento delle sardine – Questi ragazzi vogliono essere semplicemente liberi; da chi (?), da cosa (?) ce lo dobbiamo scoprire da soli: “Chiedere che cornice dare a una rivolta è come mettere confini al mare. Noi ci chiediamo ogni giorno come fare, e ci sentiamo ridicoli, inadatti e impreparati… ma finalmente liberi” la saggezza è calata su di loro, anche se solo per 6 parole.
I quattro ragazzi scrivono nella lettera a Repubblica; “l’unica certezza che abbiamo è che siamo stati sdraiati per troppo tempo. E che ora abbiamo bisogno di nuotare“.
Le metafore sul mare e il pesce gli piacciono tanto, ma ne abusano fino a perdere quello che è il senso dei loro concetti; “bisogno di nuotare“, “siamo stati sdraiati per troppo tempo“, “veniamo da una pentola“, “le sardine hanno permesso alla pentola di fischiare“.
L’unione fa la forza: Sardine in piazza
Il movimento delle sardine – Dalla manifestazione del 14 novembre a Bologna a quella del 14 dicembre in piazza San Giovanni a Roma è passato un mese e i numeri sono decuplicati; 6000 sardine a Bologna, 100.000 sardine a Roma. Su questo i ragazzi fanno i modesti:
“Siamo quattro trentenni come ce ne sono tanti in Italia. Il processo che abbiamo contribuito a creare sarà lungo ma intanto è iniziato. E per quanto possiamo essere qualcuno all’interno delle piazze, dei nostri collettivi e dei nostri circoli, non siamo nessuno all’interno di questo processo”.
Poi una crisi d’identità: “Le sardine non esistono, non sono mai esistite. Sono state solo un pretesto. Potevano essere storioni, salmoni o stambecchi. La verità è che la pentola era pronta per scoppiare. Poteva farlo e lasciare tutti scottati. Per fortuna le sardine le hanno permesso semplicemente di fischiare”.
I 4 leader delle Sardine infine ricordano a tutti che l’unione fa la forza e, a prescindere dai colori politici, questo è un bellissimo messaggio con il quale non possiamo non concordare;
“Non è stato grazie a noi, né tanto meno a chi ha organizzato le piazze dopo di noi. È stato grazie a un bisogno condiviso di tornare a sentirsi liberi. Liberi di esprimere pacificamente un pensiero e di farlo con il corpo, contro ogni tentativo di manipolazione imposto dai tunnel solipsistici dei social media. – e aggiungono – La condivisione dello stesso male ci ha resi alleati coesi, ha unito il fronte.”
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