L’Intelligenza artificiale nei videogiochi

Oggi in TV

Spesso quando si sente parlare di intelligenza artificiale si pensa in automatico ad un tempo estremamente recente. Per alcuni settori, tuttavia, il suo uso è già stato sdoganato da tempo: il mondo dei videogiochi rientra tra questi. È evidente però non si tratti di un punto di arrivo ma di un inizio: le trasformazioni promosse dall’AI saranno sempre maggiori perché direttamente proporzionali alle nuove tecnologie.

intelligenza artificiale nei videogiochi

La nascita della prima console

Se la prima console risale al 1951, bisogna attendere gli anni ’80 per approdare a quella sdoganata e conosciuta da tutti, non più solo ristretta ad una nicchia di appassionati. Il titolo per eccellenza che ha contribuito a questo vero e proprio boom è Pac-Man, uscito nel 1982. Da quel momento in avanti, gli sviluppi nel mondo dei videogiochi sono stati incredibilmente veloci. Nel giro di soli quattro decenni si è approdati ad un livello che qualitativamente non è nemmeno paragonabile rispetto alle prime uscite. Ciò vale per il gioco a 360°, non solo in riferimento ai titoli più famosi e celebri. Si prendono cioè in considerazione le app, le console, i browser game oppure casinò e giochi di carte, ma ancora roulette online gratis e passatempi come blackjack e tanti altri.

Gli utilizzi dell’AI: dalle mappe di gioco alla personalizzazione dei personaggi

In questa crescita a dismisura ha avuto un ruolo cruciale l’intelligenza artificiale, che oggi è utilizzata in modo preponderante in molti aspetti che riguardano la creazione del videogioco. Uno dei primi elementi in cui l’utilizzo dell’AI appare più evidente è la costruzione delle mappe di gioco e dei personaggi che fanno da sfondo.

Questo rappresenta un elemento cruciale soprattutto nei titoli contemporanei, i quali sono strutturati come mondi aperti (open world) in cui il giocatore è libero di muoversi ed esplorare. È chiaro perciò che un titolo del genere con una mappa di gioco particolarmente ristretta suscita poco appeal nell’utente, che concluderebbe l’esplorazione nel giro di una manciata di ore. Questo non è decisamente il caso del prossimo GTA, il sesto: i rumors in rete sembrano propensi nell’indicare un’estensione pari a 125 chilometri quadrati della mappa di gioco. Il contributo dell’AI è inoltre fondamentale nella creazione dei personaggi che sono inseriti in questi scenari. Non sono parte integrante del videogame, rappresentano semplicemente lo sfondo e rendono più credibile l’intero mondo ricreato.

Questo esempio di utilizzo di AI è funzionale per chiarire un concetto: il suo impiego avviene in ottica di perfezionamento dei dettagli, non nella strutturazione interna del videogioco. Questo perché nessuno giocherebbe contro un’AI, dotata di una memoria infinitamente maggiore rispetto a quella dell’essere umano e soprattutto di una capacità di processare i dati nemmeno paragonabile. Per questo l’AI utilizzata all’interno dei videogiochi è progettata per far sì che sia credibile ma non vincente al 100%. Un esempio in tal senso si può avere nel caso dei videogiochi sportivi, in cui si va a sfidare il computer. Questi non è altro che una forma di AI, in cui però si va a selezionare il livello di difficoltà.

Verso cosa si sta muovendo il mondo dei videogiochi

Il progresso tecnologico in tal senso è però tutt’altro che fermo, anzi. Sempre più spesso si sente parlare di Deep Learning, intesa come nuova applicazione dell’AI nel mondo dei videogame. L’idea alla base è quella di andare a ricreare personaggi dotati di memoria interna. Sarebbero perciò capaci di ricordare quanto compiuto all’interno del videogame e rendere l’esperienza videoludica ancora più reale di quanto sia ora. 

Questo tema si ricollega ad una questione etica che riguarda il rapporto tra essere umano e AI. Il punto di partenza imprescindibile dovrebbe rimanere l’intervento dell’uomo, capace di utilizzare l’Intelligenza Artificiale come strumento che, per quanto potentissimo, resta solo e soltanto strumento. Il nodo cruciale della questione perciò diventa l’esigenza di stabilire con cura regole e paletti entro cui poter utilizzare questo strumento, senza rischiare di venirne travolti.

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